Prima di cominciare: qui ce lo chiediamo spesso, e so che te lo stai chiedendo anche tu.
Quali competenze serviranno in futuro?
Come cambierà il lavoro che fai oggi?
Che cosa le macchine faranno meglio di te, e in che cosa invece sarai insostituibile?
Per scoprirlo abbiamo creato i corsi e le esperienze di Cosmico sul Vibe Working, il nuovo modo di lavorare insieme all'Intelligenza Artificiale. Fino al 30 giugno i prezzi sono in Early Bird. E se in fase di checkout inserisci il codice VIBE10 hai un ulteriore sconto del 10%.
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Le persone più intelligenti che conosco si sentono intrappolate nel loro lavoro. Non per ragioni economiche (molte guadagnano bene), non per mancanza di competenze (sono brave in quello che fanno). Il problema è più profondo: stanno perdendo contatto con il significato del loro lavoro.
Anche tu dedichi otto ore al giorno a obiettivi decisi da altri, che non capisci fino in fondo, per i quali non hai nessun interesse?
Non è colpa tua. È il sintomo di una transizione storica.
Stiamo vivendo il momento di passaggio più significativo nella concezione del lavoro dai tempi della rivoluzione industriale.
Ed è proprio perché sento questo cambiamento che ho iniziato Work After. Il mio obiettivo è sempre stato aiutare me stesso a rimanere rilevante in un mondo del lavoro che cambia. E nel farlo vorrei aiutare il maggior numero di persone possibili a fare lo stesso.
D’ora in poi voglio essere ancora più diretto su questa missione: sto cercando un lavoro che mi trasformi come persona, che mi mantenga rilevante in quello che verrà e che mi permetta di essere davvero utile agli altri. E credo che questo sia esattamente quello che stai cercando anche tu.
Solo i creator sanno cos’è il lavoro
C'è una categoria di persone che sta risolvendo questo problema in modo nuovo: i creator.
Non sto parlando di influencer e dei loro panettoni, né tantomeno di Only Fans: parlo di persone che hanno intuito qualcosa di fondamentale sul futuro del lavoro e stanno costruendo carriere attorno a questa intuizione.
Per capire cosa stanno facendo, dobbiamo tornare alla concezione originaria del lavoro. In tutte le culture che hanno costruito civiltà durature – dai filosofi greci agli ingegneri romani ai maestri artigiani del Rinascimento – il lavoro aveva due funzioni essenziali: trasformare chi lo fa e creare valore per la comunità.
Era un atto creativo che metteva in relazione competenza personale e bisogno sociale. Il lavoro migliore era quello che ti faceva crescere come persona, mentre risolvevi problemi reali per altri.
Poi è arrivata la rivoluzione industriale e abbiamo separato queste due funzioni. Da una parte il personal development, dall'altra la produttività. Da una parte la realizzazione personale, dall’altra l’utilità economica. Da una parte la vita, dall’altra il lavoro. E per due secoli ci siamo convinti che fosse normale.
I creator stanno ricomponendo questa frattura.
Hanno identificato un problema concreto che sentono urgente risolvere. Hanno deciso di dedicare tempo ed energia per cercare una soluzione pubblicamente, condividendo il processo, i fallimenti, le scoperte. E hanno imparato che risolverlo per loro stessi significava risolverlo per migliaia di altre persone che vivono lo stesso problema.
Hanno ricostruito il ponte tra sviluppo personale e utilità sociale che l’era industriale aveva spezzato.
Perché sta succedendo ora
Due forze convergenti stanno creando questo cambiamento.
La prima è tecnologica: l’intelligenza artificiale sta eliminando tutto il lavoro standardizzabile. Non solo i lavori manuali, ma anche quelli cognitivi che seguono standard e processi predefiniti. Quello che rimane è il lavoro creativo, interpretativo, relazionale, il lavoro che richiede giudizio umano applicato a contesti nuovi o situazioni ambigue.
La seconda è culturale e più profonda: stiamo assistendo al crollo del modello di lavoro dell’era industriale. Quel modello funzionava in un mondo di scarsità, dove l’informazione era costosa, gli strumenti di produzione inaccessibili e i canali di distribuzione controllati da pochi.
Oggi viviamo nell’abbondanza informativa. Chiunque può imparare qualsiasi cosa, produrre contenuti professionali, raggiungere audience globali. In questo contesto il valore si sposta verso chi sa identificare problemi rilevanti e sviluppare soluzioni originali.
I creator stanno sperimentando quello che diventerà il modello standard di lavoro nei prossimi decenni.
La terza via del lavoro
In America qualche anno fa WeWork aveva lanciato lo slogan simbolo della hustle culture, “Thank God it’s Monday”: è la sintesi perfetta del sogno americano – lavora sodo, fai carriera, insegui il successo, guadagnati la meritata pensione.
In Europa siamo cresciuti con una tradizione diversa: il lavoro è un esercizio per affermare la propria dignità e responsabilità sociale, la costruzione di qualcosa più grande di noi. In Italia abbiamo il concetto di maestria, che indica la competenza che si affina nel tempo attraverso dedizione e cura.
Entrambi questi approcci, però, stanno mostrando i loro limiti nel mondo attuale.
L’approccio americano produce burnout e superficialità: dedicarsi anima e corpo al lavoro non basta se non crea valore. L’approccio europeo è rigido e crea facilmente frustrazione: dov’è la dignità nel fare un lavoro che non gratifica, per giunta pagato poco?
I creator hanno trovato una terza via.
Non seguono passioni, ma identificano problemi concreti che li ossessionano perché li vivono in prima persona. Non rifiutano la competenza ma la applicano attraverso strumenti nuovi. Combinano la profondità della maestria con la velocità dell’innovazione. Creano lavoro che ha significato personale e impatto sociale, sviluppa nuove competenze e genera valore economico.
La vera domanda
Non è “cosa ti piace fare”, ma “quale problema vorresti vedere risolto nel mondo”.
Il tuo problema deve essere qualcosa che senti nel profondo, qualcosa che ti fa alzare la mattina con curiosità invece che con ansia, qualcosa che proveresti a risolvere anche se nessuno ti pagasse, ma che è abbastanza importante da convincere gli altri a pagarti per risolverlo.
Non deve essere grandioso o rivoluzionario: deve essere autentico e urgente per te.
Le nuove regole del lavoro
Identifica problemi, non passioni
I problemi ti ossessionano e ti seguono anche quando diventano difficili. Le passioni svaniscono alla prima frustrazione. Cerca quello che ti tiene sveglio la notte perché vorresti vederlo risolto.
Inizia ora
Non devi lasciare il tuo lavoro 9-5 per iniziare ad occupartene (la sicurezza economica è il primo obiettivo, specie se hai mutuo e famiglia). Puoi iniziare a ritagliarti qualche ora al mattino o alla sera per iniziare a usare il tuo problema come lente con cui osservare il mondo: cerca chi già se ne occupa, seguili, imitali, frequenta persone che sentono come urgente il tuo stesso problema. Inizia a scriverne sui tuoi canali social, cura una newsletter, lancia un side project.
Costruisci competenze che l’AI non può replicare
Capacità di giudizio, connessioni tra domini apparentemente separati, relazioni umane autentiche, curiosità.
Apprendi in pubblico
Condividi il tuo processo, scrivi di quello che scopri, partecipa alle conversazioni: la trasparenza genera fiducia e attrae opportunità inaspettate.
Farai i soldi come Selvaggia Lucarelli?
(Il mio amico Andrea Girolami l’ha intervistata e ha scoperto che incassa oltre 1M € all'anno dalla sua newsletter).
Non lo so, ma te lo auguro.
Di sicuro però avrai dato un senso diverso al tuo lavoro (e soprattutto alla tua vita).
Prova a convincermi che non ne vale la pena.
Questo articolo è splendido, il tuo approccio pure 😊 Valorizzare, valorizzare e valorizzare le opportunità di questo nostro presente e futuro imminente, invece che criticare e demonizzare come spesso si legge. Grazie Matteo, ti leggo sempre con grande piacere 🦋
Le macchine faranno tutto meglio, e anche se lo faranno peggio chi se ne frega, in cantiere non ci torno