Vediamoci!
Il 24 febbraio a partire dalle 18.30 registriamo una nuova puntata del podcast Work After con un evento live, aperto al pubblico. Con Marcello Ascani, youtuber e imprenditore, parlerò di Work After Gen Z: come lavora la generazione Z? Cosa vuole fare, cosa chiede al lavoro di diverso rispetto alle generazioni precedenti?
Saremo da Propaganda Alimentare a Milano e dopo la registrazione ci sarà una cena riservata al pubblico del podcast, in cui potremo conoscerci e continuare a chiacchierare. Se vuoi partecipare prenota subito il tuo posto: ne restano pochi disponibili. Spero di vederti!
Un paio di giorni fa ho letto un post in cui Giorgio Soffiato faceva una domanda alla sua rete di contatti LinkedIn: che consigli dareste a un diciottenne che deve scegliere il suo percorso universitario?
Nei commenti ho letto un sacco di contributi interessanti, e ho partecipato anch'io, con il mio consiglio: ricorda che l’università non serve a insegnarci un lavoro, ma a conoscere noi stessi e a esplorare chi potremmo essere.
Dovremmo vivere l’università come una delle tante attività che ci fanno crescere: coltivare l’amicizia, innamorarsi, viaggiare, leggere, iniziare un progetto, aiutare gli altri, trovare maestri che ci sfidano anziché assecondarci.
Leggendo i commenti pensavo: partecipiamo con generosità all’invito di Giorgio perché tutti avremmo voluto ricevere dei buoni consigli, a 18 anni.
Poi ho pensato: anche adesso però avremmo bisogno di consigli.
Ma dare consigli a un quarantenne è più difficile: un conto è scrivere su una pagina bianca, un conto è cambiare la storia di un libro che ha già diversi capitoli.
E allora mi sono chiesto: che consigli darei a chi è in una fase più avanzata della vita? A chi oggi a 50, 60 anni? Che consigli darei a chi si sta preparando per andare in pensione? Che consigli darei a me stesso?
Ars longa, vita pure
Il fatto è che stiamo invecchiando.
Non io o voi, ma la popolazione mondiale, e quella dei Paesi industrializzati in particolare.
Per la prima volta nella storia umana sulla terra vivono più persone sopra i 65 anni che bambini sotto i 5. In Italia gli over 65 sono il 24% della popolazione, mentre gli under 15 sono il 12%.
Questo non significa soltanto che ci sono più anziani di cui prendersi cura: significa che la vita attiva si allunga. Il periodo in cui siamo in grado di contribuire allo sviluppo della società diventa più esteso.
Ars longa, vita brevis dicevano i latini. Abbiamo tante cose da realizzare, e poco tempo. Ora però abbiamo più vita a disposizione, e quindi più possibilità di usarla per coltivare la nostra arte.
Per questo dovremo ripensare il modo in cui organizziamo le fasi della vita. La tripartizione rigida apprendimento - lavoro - riposo non funziona più. Ci servono nuovi percorsi in cui possiamo contemporaneamente imparare, dare il nostro contributo e ricaricarci.
Una delle poche cose certe della vita, a patto che tu viva abbastanza a lungo, è che invecchi. E invecchiare ci fa vedere le cose in modo diverso. Non è solo che il mondo cambia, è che noi diamo attenzione, importanza e precedenza a cose diverse.
La seconda montagna
Nel corso di vite più lunghe, non diventiamo adulti una volta sola. Possiamo diventarlo più volte.
O, per usare la bella metafora di David Brooks, abbiamo la possibilità di scalare due montagne, anziché una sola.
La prima montagna è quella della vita professionale tradizionale. Dove i percorsi sono spesso già tracciati, ci adeguiamo alle richieste esterne, facciamo ciò che la società ritiene necessario per “riuscire”. Anche quando ci impegniamo in qualcosa che ci piace e ci soddisfa, sulla prima montagna spesso siamo guidati dalle aspettative degli altri.
Una volta in cima, siamo nel posto che la società ha creato per noi. E da lì ci chiediamo: ok, ho fatto tutto ciò che ci si aspettava da me. Ma io cosa voglio fare? Cosa posso fare di mio? Di più in linea con i miei desideri e i miei valori?
Questa è la scalata della seconda montagna. In cima ci sono obiettivi e motivazioni che sono più nostre, i percorsi non sono tracciati, la salita è da inventare.
E soprattutto bisogna accettare il fatto che non si va da una cima all’altra: ci tocca scendere, e ricominciare da capo. Bisogna rinunciare a qualcosa di quello che abbiamo costruito, al nostro status, alle nostre certezze, magari anche a un po’ di soldi.
Dobbiamo alleggerirci. Non possiamo portarci tutto ciò che abbiamo accumulato fin qui, altrimenti non potremmo muoverci. Chi siamo oggi rischia di rallentare il nostro percorso verso chi possiamo diventare domani.
Retire, rewire, refire
D’altra parte, siamo nel momento perfetto per cercare e trovare la nostra seconda montagna.
La vita lavorativa si allunga. La società e l’economia cambiano rapidamente. La tecnologia ogni giorno ci mette di fronte a una nuova rivoluzione. Carriere e percorsi professionali diventano sempre meno lineari.
Ma come si trova e soprattutto come si scala la seconda montagna?
Dobbiamo ricominciare a imparare, o non smettere mai. Non solo nuove skill o nuovi strumenti. Dobbiamo allenare la nostra agilità cognitiva: esercitare il pensiero e il ragionamento, leggere e studiare ciò che ci aiuta a porci domande fondamentali sull’esistenza. Dobbiamo imparare a imparare.
E poi dobbiamo trovare la nostra stella polare. Recuperare i valori e gli obiettivi che mentre scalavamo la prima montagna abbiamo un po’ lasciato da parte, per aderire ai valori della società e delle organizzazioni per cui abbiamo lavorato. E che adesso possono invece orientarci per costruire la seconda parte del nostro percorso.
Si dice spesso che quando qualcuno va in pensione si sente del tutto svuotato e privo di significato. Il sistema di vita che vogliamo costruire dovrà eliminare del tutto questo precipizio finale, e trasformarlo in una sequenza positiva: retire, rewire, refire.
Invece di “ritirarci” (retire) potremo “riprogrammarci” (rewire) e poi “riaccendere la nostra passione” (refire).
In pratica
Per te
Qualunque sia la tua età, in qualunque fase del tuo percorso ti trovi, prova a guardarti come se tu fossi già in cima alla seconda montagna. Pensare alla seconda montagna non aiuta solo chi deve scalarla adesso. Aiuta anche chi sta ancora scalando la prima: immaginare il futuro, immaginare la seconda metà della tua vita, cambia anche il modo in cui guardi a dove sei ora, alla prima metà. Cambia prospettive e priorità.
Viste dalla seconda montagna, molte cose si rivelano meno importanti di quello che sembravano: le posizioni, le gerarchie, i titoli, perfino i soldi guadagnati (per chi ha la fortuna di trovarsi oltre una certa soglia, naturalmente). Viste dalla seconda montagna, sono più importanti le cose che hai creato, le relazioni che hai costruito, il contributo che sei riuscito a dare. E anche quanto hai preservato la tua salute fisica e mentale. Il successo è la libertà di spendere il tuo tempo in un modo che ti dà gioia e significato.
Per la tua organizzazione
Prova a chiederti: come sarebbe la mia azienda, se dovesse aprire una sede sulla seconda montagna? Ovvero se dovesse diventare la mèta di chi cambia percorso, di chi si re-inventa, di chi nella seconda fase della vita trova nuovi scopi e significati?
Pensando invece a chi è già con te: come puoi supportare la crescita, l’apprendimento e il reindirizzamento delle carriere? Come puoi creare opportunità nuove e diverse per le tue persone? Di quali nuove competenze e nuovi strumenti puoi dotarle? Trasforma la presenza di risorse senior e di lavoratori esperti in una ricchezza: per la trasmissione di conoscenze, ad esempio, o per l’inserimento graduale dei più giovani.
Le persone che hanno maturato una lunga esperienza sono una risorsa preziosa non solo all’interno dell’azienda, ma anche fuori, per tutta la società. Potresti pensare a dei programmi in cui le persone della tua organizzazione si mettono a disposizione della comunità per attività formative, educative, divulgative. Rendile ambasciatrici della tua organizzazione, per aprirla all’esterno e attirare così i talenti e i professionisti del futuro.
"Il successo è la libertà di spendere il tuo tempo in un modo che ti dà gioia e significato." ... illuminante come sempre ma allo stesso tempo quanti quanti spunti da questo pezzo... Impressionante, grazie!
Grazie Matteo,
le immagini aiutano a sintetizzare meglio delle parole un concetto, una visione per l'appunto. Non avevo mai immaginato il mio cambio di vita come una seconda montagna e per questa bellissima immagine ti ringrazio.
E come sempre aggiungo una riflessione che condivido.
Hai scritto: "viste dalla seconda montagna, sono più importanti le cose che hai creato, le relazioni che hai costruito, il contributo che sei riuscito a dare". Ecco, secondo me, la seconda montagna è la montagna della consapevolezza (come il secondo figlio) e la montagna della felicità come da etimologia ovvero legata alla fecondità, alla capacità di generare. L'essere umano è felice se genera e se è consapevole della sua capacità creativa e del prodotto che ha generato.
...le cose che hai creato, le relazioni che hai costruito, il contributo che sei riuscito a dare.
Ecco la felicità.
Grazie Matteo.
Che ne pensi?