Work After Specialization
Non importa che tu sia specialista o generalista: comincia a correre
Se volete offendere una persona e la sua cultura, una delle cose peggiori che potete dire è: sei un tuttologo.
Il tuttologo è il contrario del sapiente: superficiale anziché profondo, dispersivo anziché focalizzato, generalista e non specializzato. Buono forse per la Settimana Enigmistica e i quiz in tv, non per un ruolo di responsabilità o un lavoro qualificato.
Adesso, però, anche questa certezza sembra vacillare.
E indovinate per via di che cosa?
L’AI, sempre lei
L’AI è una General Purpose Technology (GPT): come l’energia, la macchina a vapore e il computer trasforma in modo trasversale tutti i settori dell'economia e della società. Non ha un campo di applicazione specifico, ma può generare innovazione e cambiamenti significativi in tutti i campi.
In particolare, l'AI è un game-changer perché azzera i costi e annulla le barriere di accesso alla conoscenza. Quasi ogni tipo di competenza tecnica, di conoscenza specifica diventa accessibile facilmente e a costo zero. Nozioni che si ottengono faticosamente attraverso un lungo percorso di studi diventano disponibili con poche interazioni, in pochissimo tempo.
Che fine faranno gli specialisti, i tecnici, tutte le persone che hanno studiato anni per acquisire competenze verticali? Il loro sapere avrà ancora valore?
Anche il cretino è specializzato
Nell’ultimo numero di Work After abbiamo parlato di schiavitù: solo gli schiavi svolgevano lo stesso lavoro per tutta la vita, mentre gli uomini e le donne libere ricevevano una formazione ampia, che permetteva loro di scegliere il proprio futuro tra tante possibilità.
Nell’antica Grecia un cittadino, per poter partecipare alla vita democratica, doveva conoscere tutte le attività della comunità, e anche saperle fare in prima persona.
Poi le società sono diventate sempre più complesse, i ruoli si sono diversificati e con l’organizzazione industriale moderna la specializzazione e la divisione del lavoro sono diventate la regola.
Pure troppo.
«Oggi anche il cretino è specializzato», scriveva lo scrittore Ennio Flaiano a metà del secolo scorso.
Nella società moderna stava diventando facile mostrare di avere competenze molto specifiche e settoriali: la cosa difficile era connetterle tra loro e usarle con intelligenza.
Adesso questa situazione è ancora più evidente, perché procurarsi le conoscenze specifiche è ancora più facile.
L’AI diventerà un “super-cretino”: potrà raggiungere un livello di specializzazione altissimo, che ancora nemmeno immaginiamo, e combinarlo con la capacità creativa di elaborare informazioni esistenti per generarne di nuove, spesso sorprendenti, già ora superiori a quelle che molti umani sono in grado di generare.
E questo metterà le persone di fronte a due possibilità:
alzare il livello della specializzazione, diventando esperti rari e ricercati: non ci sarà più spazio per gli specialisti junior, perché la barriera all’ingresso nel mondo del lavoro per gli specialisti si alzerà di molto. Se vorremo fare gli specialisti, dovremo essere dei super-specialisti.
allargare lo spettro delle nostre capacità, ovvero puntare su una formazione generalista, per imparare a connettere competenze e ambiti diversi del sapere.
Il super-specialista
Specialista è chi risolve un problema affidandosi a competenze rodate e conoscenza dei processi. Per funzionare al meglio ha bisogno di ambienti favorevoli, in cui le regole sono chiare, i pattern regolari e i feedback precisi.
Vi ricorda qualcosa? Esatto: i sistemi di intelligenza artificiale sono bravissimi proprio a fare questo.
E quindi lo specialista umano dovrà evolversi per diventare super: non solo applicare le proprie competenze alla risoluzione di un problema, ma educare, allenare l’AI e analizzare i suoi output per selezionare le soluzioni più promettenti.
Lo specialista sarà il supervisor dei processi di innovazione potenziati dall’AI.
Il nuovo generalista
Dall’altro lato però la nuova organizzazione del lavoro avrà bisogno di persone in grado di sintetizzare e unificare le competenze specialistiche.
Non i tuttologi che credono di sapere tutto, ma persone che hanno competenze più ampie e un’attitudine generalista. Persone curiose e dinamiche, che amano passare da un ambito all’altro. La loro passione è capire le cose, specialmente in campi nuovi e incerti. Sanno risolvere i problemi che mettono in difficoltà gli specialisti, perché riescono a mettere insieme pezzi di conoscenza provenienti da ambiti diversi.
Prosperano negli ambienti ostili, dove le regole sono incerte, non ci sono pattern regolari, i feedback sono incompleti. Lì viene fuori la loro capacità di affrontare i problemi da prospettive diverse e trovare soluzioni creative.
Il generalista potrà usare l’AI per sapere rapidamente ciò che gli serve di un campo specifico, e poi usare la sua intelligenza divergente non solo per risolvere un problema, ma per individuare quali sono i nuovi problemi più rilevanti da risolvere.
È il nuovo manager, il manager come dovrebbe essere. Ora che stiamo scivolando fuori dall’economia della conoscenza, verso un’economia in cui la conoscenza sarà una risorsa abbondante, la vera competenza strategica sarà decidere come e dove usarla.
Il valore di un professionista probabilmente diventerà inversamente proporzionale al tempo che passerà a fare qualcosa.
Più sarà capace di gestire, allocare le risorse, organizzare il lavoro umano e artificiale, validare gli output, più il suo contributo sarà rilevante.
Comincia a correre
Ogni giorno, nel nuovo mondo del lavoro, non importa che tu sia uno specialista o un generalista: l’importante è che cominci a correre. No, non per mangiare il tuo avversario o per sfuggirgli: c’è abbastanza posto per entrambi nella catena alimentare del futuro.
Dovrai però scegliere con chiarezza il tuo percorso e assecondare le nuove esigenze delle organizzazioni. Ovvero👇
In pratica
Per le organizzazioni
Sempre di più le aziende dovranno riorganizzarsi per ridurre i costi, essere più flessibili e trarre vantaggio dall’innovazione tecnologica. E il modello prevalente sarà rompere le strutture esistenti, spacchettare le funzioni e riaggregare le persone in team costruiti per rispondere alle domande dei clienti.
Un po’ come accade a Hollywood: team di esperti molto qualificati lavorano insieme sul progetto di un film o un programma, e una volta concluso il lavoro ognuno riprende la sua strada. I team saranno costruiti intorno a un problema da risolvere, e avranno bisogno di volta in volta sia di competenze specialistiche, sia di orchestratori. Di conseguenza 👇
Per le persone
Siamo di fronte a un bivio:
possiamo diventare super-specialisti e prepararci a una vita da nomadi professionali, spostandoci da un’organizzazione all’altra e da un problema all’altro, portando le nostre competenze dove servono, solo per il tempo necessario. Alle aziende non serviranno super-specialisti full time per lunghi periodi. Serviranno competenze qualificate e specifiche per risolvere problemi specifici, in un determinato momento. Il nostro lavoro come Company of One prevedrà accordi temporanei oppure contratti fractional, in cui dedicheremo una parte del tempo a un’organizzazione, e la restante ad altre;
oppure possiamo diventare professionisti generalisti per assumere il ruolo di orchestratori, connettere competenze diverse, mettere a lavoro le macchine, risolvere problemi strategici complessi, esplorare cosa viene dopo e individuare le sfide del futuro. Il nostro ruolo da generalisti non sarà fornire risposte, ma capire quali domande farsi. Non sarà fare un lavoro, ma organizzare il lavoro e decidere come allocare le risorse. Scegliere le competenze specialistiche da usare - umane e artificiali - e supervisionare il loro lavoro.
Quale strada prenderai?
Complimenti, uno spunto di riflessione davvero interessante. Abbiamo un cervello plastico, capace di evolversi e adattarsi continuamente: è il nostro super potere. :)
Pensiero interessante e questo tipo di pensiero me lo sono posto anche io. Tecnicamente sono uno specialista fiscale (commercialista) credo che nel mio caso la strada numero 1 è quella percorribile per una maggiore crescita ma potrebbe pure avere momenti di stagnazione. La strada numero 2 invece già la stiamo percorrendo (parlo sempre della mia attività) ma in questo caso non come connettori ma come “chiedi a lui che saprà rispondere sicuramene” diciamo che è una sorta di deriva. Ovviamente alla deriva siamo arrivati grazie agli ordini che ci rappresentano ma questo è un altro discorso