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Alfredo Montresor's avatar

Bellissima lettura... e per averla sempre con me ho chiesto a ChatGPT di estrarne una To-Do List quotidiana... spero non abbia travisato il valore del tuo post. :)

Daily To-Do List – Context Creator:

- Scrivi e condividi almeno un pensiero o riflessione in pubblico.

- Trasforma ciò che impari in un nuovo punto di vista, non solo in appunti.

- Ricorda il tuo “nemico” (ciò che non accetti) e usalo per rafforzare la tua visione.

- Rileggi le tue esperienze: raccontale come prospettiva, non come elenco di titoli.

- Testa le tue idee: devono generare valore e curiosità negli altri.

- Allena la sintesi interpretativa: trova una connessione nuova tra due cose che sembrano lontane.

- Attribuisci valore alle tue esperienze personali e usale come insight unici.

- Poni ogni giorno almeno una domanda nuova o più profonda di quelle standard.

- Usa l’AI per supportarti, ma lascia sempre emergere la tua voce e il tuo stile.

- Affina costantemente la tua prospettiva: confrontala con feedback e cambiamenti esterni.

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Matteo Roversi's avatar

Grazie Alfredo, ottima sintesi 🙏

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Stefano Maestri's avatar

Post molto bello. Così ricco di contesto che l'ho letto tutto dall'inizio alla fine... E non in diagonale. ti garantisco essere cosa rara in questo periodo di sovra abbondanza di content. Mi è piaciuto davvero molto, tanto che diventerà il Context da passare ad un llm per generare una checklist per la mia strategia di generazione di contesti e non contenuti

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Matteo Roversi's avatar

Grazie mille Stefano, per me vale molto questo commento 🙏

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Ester Memeo's avatar

Il termine Context creator non lo avevo mai sentito, sebbene il concetto lo sposo ormai da diverso tempo e mi batto perché sia il mindset del futuro. L’unico modo per non essere replicabili è mettere in campo quel mix di intuizioni, esperienza, curiosità e conoscenza che appartiene sono a noi.

Grazie per questo bel contenuto.

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Matteo Roversi's avatar

Grazie a te Ester per averlo letto e per questo commento 🙏

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Simona's avatar

Pure io come Stefano Maestri ho letto l'articolo tutto d'un fiato, davvero suggestivo e generativo. Il paragrafo finale poi – La domanda di ieri era “Cosa sai fare?”, quella di oggi è “Come vedi il mondo?” - ha confermato il mio punto di vista sull'approccio che le aziende dovrebbero allenare nella loro ricerca di personale. Le competenze tecniche e i titoli sono ancora gli elementi in assoluto più rassicuranti in un processo di selezione delle persone, peccato siano maledettamente miopi e anacronistici. Ultimamente sono riuscita tuttavia a vincere una mia piccola battaglia su questo fronte riuscendo a persuadere un’azienda che non avrebbe dovuto rinunciare a me, escludendomi dal processo di selezione, solo perché non ho il titolo di Employer Branding Specialist (ruolo per il quale mi candidavo). Nella mia lettera di motivazione ho messo in evidenza tutta la mia competenza interpretativa e ha funzionato. Hanno fatto un passo indietro e mi hanno fatta avanzare nel processo di selezione. Peccato che poi mi sia arenata nel colloquio di gruppo. Questo per dire che inizialmente la scrematura messa in atto dall’azienda si basava quasi esclusivamente sul titolo.

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Matteo Roversi's avatar

Grazie Simona, è ancora così quasi ovunque ma la trasformazione a cui andiamo incontro ci obbligherà a rivedere tutto, inclusi i criteri di selezione dei candidati. Ci vorrà qualche anno, in Italia di più, ma accadrà. O almeno io me lo auguro :) A presto!

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Franco Roncoroni's avatar

Grand bel post, Matteo.

Ricco di spunti che vanno dritti al punto e sotto la superficie.

Da Free Solo (cit.) e docente di design, mi confronto spesso con i limiti dei modelli mentali con cui ancora oggi si valutano persone e professionalità. La cronologia del CV, il titolo, la performance incorniciata. Tutto molto misurabile, ma spesso del tutto scollegato da ciò che conta davvero: come una persona pensa, vede, connette.

Nel mio percorso cerco di fare scelte guidate non dal titolo sulla carta, ma dalla possibilità di generare senso. Di unire i puntini non per costruire una sequenza lineare, ma per disegnare nuove angolazioni. Non sempre è facile spiegarlo. O farlo vedere. Non tutti vogliono o sanno ancora guardare in quella direzione.

È qui, credo, che si apre lo spazio.

Tra ciò che è ancora troppo facile da misurare e ciò che, per fortuna, resta difficile da replicare.

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Matteo Roversi's avatar

Beh Frank tu sicuramente sei uno di quelli che hanno ispirato di più questo post, e queste riflessioni in generale :) quindi grazie! 🙏

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Rita Bellati's avatar

Grazie Matteo. Ho messo in fila due pagine di lavoro e nuovi passaggi che non ero ancora riuscita a fare. Identificare il nemico è davvero una chiave che funziona. Non so se é il metodo giusto ma lo metto qui, magari serve a qualcuno che come me non ha moltissimi anni di esperienza per avere una visione chiara di cosa combatte. Io ho identificato proprio alcune persone che professionalmente non tollero (non dico che non siano competenti, ma mi generano un fastidio profondo). Ho lavorato con la AI per recuperare pattern e passare da un "tipo di persona" a un principio (o meglio una serie di principi) e continuando sono arrivata a quello che quindi desidero portare io verificando che la mia non fosse semplicemente antipatia ma effettivamente un disallineamento di valori. Sono molto soddisfatta del punto a cui sono arrivata. Adesso tocca la verifica sul campo. Grazie mille

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Matteo Roversi's avatar

Grazie Rita! Domani arriva anche il prompt, ci lavoro da un po’ ma ho proprio bisogno di leggere pareri come il tuo. A domani!

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Rita Bellati's avatar

Figo, attendo curiosa

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GIOVANNI GIBIINO's avatar

Questo articolo mi ha fatto pensare a un tema che torna spesso nelle mie consulenze e nei miei percorsi formativi: siamo esseri viventi contesto-reattivi.

Ogni nostra emozione, decisione, reazione nasce dentro un paesaggio. Spesso ci sforziamo di controllare la reazione, senza aver pensato che possiamo agire sul paesaggio.

Uso spesso questa immagine: possiamo scegliere se affaticarci a nuotare controcorrente in un contesto che ci trascina altrove, oppure imparare a modellare il letto del fiume, un po’ alla volta, fino a ritrovarci a nuotare nella direzione giusta, con minor sforzo e maggiore armonia.

Per me diventare architetti del contesto significa proprio questo: usare la volontà in modo intelligente, per ridurre la lotta contro la nostra natura reattiva e per creare condizioni in cui la reazione sia già in sintonia con ciò che desideriamo essere.

Le emozioni allora possono fluire libere, guidarci in percorsi tracciati dal nostro pensiero più lucido.

La lettura dell’articolo, unita alla pausa di centratura di queste settimane, mi ha restituito chiarezza, identità e direzione. Ha dato senso e risonanza anche al progetto Meccanica della Mente.

GRAZIE!

E visto che invogliate a condividere il processo, eccolo: ho letto il testo a piccoli passi, fermandomi ogni volta che qualcosa mi risuonava; ho copiato quei passaggi, ci ho scritto accanto una riflessione a caldo, e poi ho lasciato sedimentare; dopo, alla fine, ho riletto, rivisto, integrato, ripreso in mano tutto con sguardo più ampio; un ultimo passaggio con l'AI e prima di sfornare un ulteriore personalizzazione con la HI ovvero con la mia di intelligenza.

Forse è anche questo creare contesto: lasciare che le cose si parlino dentro di noi, prima di restituirle al mondo.

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Matteo Roversi's avatar

Grazie, mi piace questa immagine di un contenuto che “rimbalza” dall’intelligenza umana all’intelligenza artificiale e viceversa… mi dà l’idea che rimbalzando risuoni meglio :)

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Letizia Migliola's avatar

Bellissimo post, dá energia e valore a quello che siamo e possiamo condividere con utilità e soddisfazione, la nostra prospettiva. Nelle organizzazioni, dove si ricerca e misura il content, dare spazio al context é una rivoluzione. Ma rappresenta il senso e l'impatto della diversity, quindi necessario lavorarci, per arricchire persone e business. Grazie per le tue riflessioni Matteo!

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Matteo Roversi's avatar

Grazie a te Letizia!

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Giuseppe Zangari's avatar

Bellissimo, grazie del nuovo punto di vista!

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Matteo Roversi's avatar

Grazie Giuseppe!

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Stefano Gatti's avatar

Super d'accordo con quello che scrivi. E non tanto a caso ... intelligenze umane e artificiali stanno evolvendo in modo per certi versi parallelo. Nel mondo dell'AI è sempre meno importante il puro prompt engineering (equivalente al content di cui parli) e sempre più importante in context engineering (che curiosamente condividono il termine). Bellissimo post!

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Matteo Roversi's avatar

Grazie Stefano!

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