«Le settimane lavorative di quaranta ore sono un residuo dell’Età industriale. I knowledge worker funzionano come atleti: si allenano, sprintano, poi recuperano e riflettono». — Naval Ravikant
Due settimane da Dio
Nelle ultime due settimane ho fatto qualcosa che molti definirebbero un lusso: sono scomparso dal lavoro. Niente call, zero notifiche, email disattivate. Me ne sono andato al mare, ho letto, ho fatto qualche lavoro in giardino, ho scritto degli articoli per la newsletter, ho imparato a pescare con i miei figli e nelle mie uscite in bici mi sono goduto la fatica e il panorama.
Facile stare bene, direte voi, quando si sta in vacanza e non si lavora.
In realtà però la perfezione di quei giorni non stava nell’assenza di lavoro, ma nel modo naturale con cui si sono intrecciate formazione personale, momenti intensi di scrittura e profondo recupero fisico e mentale. Un equilibrio vero, difficile da costruire nella routine quotidiana che chiamiamo “normalità”.
È bastato questo breve intermezzo per farmi comprendere quanto sia fragile e illusorio l’equilibrio tra vita e lavoro che inseguiamo quando torniamo in ufficio.
Fuori dalle tre scatole
In un libro del 1978 dal titolo The Three Boxes of Life, Richard Bolles descriveva la nostra vita rigidamente divisa in tre compartimenti stagni: educazione nella giovinezza, lavoro in età adulta, pensione durante la vecchiaia. Una divisione tanto radicata da apparirci naturale, che però è semplicemente il frutto delle esigenze produttive dell’era industriale.
Oggi passare da una scatola all’altra è un trauma: i giovani combattono per entrare nel mondo del lavoro, gli adulti lottano per restarci, i pensionati perdono improvvisamente un'identità costruita in decenni.
Tre scatole, tre fasi, tre crisi.
Dal lavoratore industriale all’atleta della conoscenza
Quando l’unico valore era la quantità prodotta, contavano solo le ore trascorse al lavoro. Ora che il valore nasce da idee e creatività, ciò che conta davvero è l’energia mentale. Un’energia che non è lineare: è fatta di picchi intensi e pause necessarie, proprio come quella di uno sportivo.
Naval Ravikant lo spiega così: il knowledge worker è uno sprinter. La produttività si ottiene orchestrando con cura momenti di formazione, sprint intensi e recuperi strategici. Il contrario esatto delle giornate piene di task e meeting infiniti che ci illudono di star lavorando.
La produttività non è costante né lineare, ma alterna periodi di alta intensità con momenti essenziali di recupero. Accettare questa alternanza naturale incrementa significativamente la qualità e il valore dell’output; ignorarla, invece, porta inevitabilmente a cali di energia e creatività. Questo modello rispecchia la natura umana più autentica: il nostro cervello funziona a cicli, non a flusso continuo, e assecondarlo significa massimizzare il nostro potenziale creativo e produttivo.
Attività spesso considerate improduttive come lettura, sport e socializzazione non sono affatto perdite di tempo, ma elementi essenziali di un sistema produttivo equilibrato. È proprio da questi momenti apparentemente improduttivi che emergono le idee migliori.
David Ogilvy lo spiegava così:
Le grandi idee provengono dall’inconscio. Questo è vero nell’arte, nella scienza e nella pubblicità. Ma il tuo inconscio deve essere ben informato, altrimenti le tue idee saranno irrilevanti. Riempi la tua mente conscia di informazioni, poi stacca la spina al pensiero razionale.
Fatti un TSR
Per trovare equilibrio non nonostante il lavoro, ma dentro al lavoro, ci serve un nuovo modello basato sull’intreccio di formazione, impegno qualitativo e recupero. Insomma, un TSR:
Train – Formazione continua
Studia, leggi, esplora campi nuovi e stimolanti. Non smettere mai di imparare, o rischierai di diventare irrilevante.Sprint – Alta intensità, massima concentrazione
Proteggi momenti di lavoro profondo da 60-90 minuti, concentrato su obiettivi precisi. Tutto il resto, email incluse, può attendere.Reassess – Recupero e riflessione
Fermati spesso per fare il punto. Usa pause, journaling e retrospettive per consolidare ciò che hai imparato e recuperare energie.
Questa logica vale per un giorno come per un anno intero. Un periodo sabbatico di studio potrebbe rivelarsi molto più prezioso di un bonus economico.
Dall’equilibrio all’armonia
Se il vero equilibrio si sposta dentro il lavoro, cambia radicalmente anche il modo di intendere le nostre carriere. Secondo la Deloitte Millennial & Gen Z Survey 2024, quasi metà dei giovani ha già più di un lavoro contemporaneamente. Non è un capriccio o un sintomo di instabilità, è un segnale che una sola identità lavorativa non basta più.
In futuro cambiare spesso lavoro sarà normale, così come lo saranno la formazione continua e un welfare personale portatile. Non potremo più rifugiarci nella routine, né permetterci di delegare la nostra crescita, il nostro benessere e la nostra sicurezza al dipartimento HR dell’azienda per cui lavoriamo.
Dovremo creare un nuovo equilibrio spezzando le rigide divisioni tra educazione, lavoro e riposo, e anche la separazione più insidiosa tra vita e lavoro. L’idea stessa dell’equilibrio vita-lavoro si basa sul presupposto che esiste un conflitto, e che il bilanciamento è una conquista faticosa.
Forse quello che dovremmo ricercare non è più l’equilibrio, ma l’armonia. La capacità di orchestrare allenamento, sprint e recupero, integrando queste tre fasi in un unico flusso che ci accompagna in ogni momento della vita.
Le nuove regole del lavoro
Per chi lavora
Valuta regolarmente se ciò che fai rispecchia ancora le tue inclinazioni e capacità.
Pianifica blocchi di lavoro intenso, proteggendoti dalle distrazioni digitali.
Investi in formazione continua almeno il 10% delle tue risorse per restare rilevante.
Allenati, sprinta, recupera. Poi ricomincia, finché l’armonia non diventa semplicemente il tuo modo naturale di vivere e lavorare.
Per le organizzazioni
Misurate la produttività sugli obiettivi, non sulle ore trascorse in ufficio. I veri leader ispirano, non controllano.
Stimolate il cambiamento continuo di ruoli e competenze per evitare la monotonia.
Offrite spazi e tempi regolari per il recupero mentale e fisico. Inserire limiti di tempo chiari alle giornate lavorative non diminuisce i risultati, ma li migliora focalizzando l’attenzione su ciò che conta davvero.