Come sarà il lavoro dopo?
Dopo i cambiamenti demografici, la globalizzazione, l’automazione, gli interventi della politica, la work-life alliance?
Quando con Francesco e Simone abbiamo fondato Cosmico sapevamo che il mondo del lavoro stava attraversando una trasformazione enorme. Non solo perché avevamo letto report, analisi, statistiche, articoli di giornale. Lo sapevamo perché lo stavamo vivendo, lo vedevamo accadere nelle nostre vite. I rapporti di lavoro tradizionali non funzionavano più, le persone cercavano maggiore libertà e autonomia, e le organizzazioni avevano bisogno di modelli nuovi per tenere il passo dell’innovazione.
E non era ancora arrivata la pandemia.
Adesso, dopo quattro anni di esplorazione delle forme del lavoro contemporaneo, sappiamo che ci sono cinque forze principali che stanno trasformando il lavoro:
1. Demografia
In Europa e in America la popolazione invecchia. Molte persone continuano a lavorare oltre l’età pensionabile: perché hanno bisogno di soldi, ma anche perché hanno bisogno di sentirsi parte di qualcosa. Per anni si sono identificate con la cultura e i valori di un’organizzazione, e restarne fuori è come perdere una parte di sé. Il risultato è che persone con lunghissima esperienza lavorano al fianco di ragazze e ragazzi che hanno un approccio al lavoro completamente diverso. Questo obbliga le organizzazioni a interrogarsi su come gestire lo scambio e le relazioni tra persone di generazioni diverse, e su come valorizzare l’energia e le competenze di entrambe.
2. Distribuzione
Ha ancora senso lavorare dall’ufficio? Ha ancora senso lavorare in uno stesso luogo e in uno stesso orario? Pandemia e lockdown ci hanno insegnato che si può benissimo lavorare da remoto, o in modalità ibrida. Le persone erano pronte a farlo anche se non lo sapevano; le organizzazioni meno, e sono rimaste scioccate dalla velocità con cui è cambiato il mindset dei lavoratori. Tanto che ora stanno progressivamente cercando di riportare le persone in ufficio, dove possono gestirle e controllarle meglio. Ma il lavoro remoto ha avuto un impatto così trasformativo che indietro non si torna: molte persone non accetterebbero oggi di tornare a un lavoro che prevede la presenza fisica obbligatoria. Di contro, il lavoro remoto presenta sfide da affrontare e problemi da risolvere, a cominciare dal rischio di isolamento e di perdita del senso di appartenenza all’organizzazione.
3. Tecnologia
L’automazione, la diffusione dell’AI, la trasformazione digitale stanno riconfigurando interi settori dell’economia, con la loro promessa di ottimizzazione ed efficienza, e la richiesta di un aggiornamento continuo delle competenze. Non è solo “l’AI che ci ruberà il lavoro”, ma una trasformazione più profonda che riguarda:
l’accesso alle competenze in modalità “as a Service”, attraverso talent platform come Fiverr, UpWork, Cosmico;
la vendita diretta di beni attraverso marketplace come Amazon, eBay, Etsy o Shopify;
la creator economy che permette di monetizzare la produzione di contenuti tramite piattaforme come YouTube, Instagram, TikTok;
i marketplace che offrono un numero sempre crescente di servizi, dal montaggio dei mobili alle pulizie domestiche.
Le persone fanno lavori nuovi, e le organizzazioni hanno nuovi modi di accedere al talento e alle skill di cui hanno bisogno per gestire il loro business.
4. Politica
Dopo decenni di disinvestimenti e di mano libera lasciata ai privati, i governi stanno tornando a occuparsi in modo diretto di politiche del lavoro. Nuove leggi, nuovi vincoli economici e regolamenti sulla sicurezza stanno nascendo in tutto il mondo, con un impatto sulle strategie di impiego della forza lavoro e sull'operatività delle aziende. Governi e aziende private stanno sperimentando il reddito universale di base come risposta al possibile aumento della disoccupazione tecnologica.
5. Cultura
Il 76% dei Gen Z aspira a lavorare in modo autonomo, e il 66% di coloro che hanno un lavoro fisso coltiva comunque progetti personali e iniziative parallele. Le generazioni più giovani sono passate dalla domanda “Come posso conciliare vita e lavoro?” alla domanda “Che ruolo ha il lavoro nella mia vita?”. Più che uno stipendio, nel lavoro cercano il modo di fare cose significative, di collaborare, di conoscersi e di continuare a imparare.
Tutti questi fenomeni interessano tanto chi lavora, quanto chi organizza il lavoro.
Siamo abituati a pensare che l’interesse degli uni non coincide mai con quello degli altri: chi lavora cerca uno scopo, delle connessioni di valore, autonomia, percorsi di crescita e un compenso adeguato al contributo che genera. Di contro, le organizzazioni hanno come obiettivo principale la massimizzazione del profitto per i propri shareholder. Queste due visioni del lavoro prima o poi finiscono per scontrarsi, tipicamente a svantaggio di chi lavora.
Work After è un viaggio di ricerca per capire se è possibile creare un equilibrio: disegnare un nuovo mondo del lavoro in cui chi lavora sta bene e riconquista il controllo del proprio destino professionale, e le organizzazioni crescono con più velocità e meno costi.
Osserviamo le forze che stanno trasformando il mondo del lavoro, le interpretiamo e ricaviamo consigli pratici per:
preparare i professionisti al lavoro di domani;
progettare organizzazioni più flessibili e resilienti.
E strada facendo dimostriamo che le due cose non sono in contraddizione: professionisti liberi, consapevoli e intraprendenti rendono le organizzazioni più dinamiche, innovative e ricche.
N.1: Paolo Villaggio, in "Fantozzi va in pensione" aveva già raccontato tutto, in quel meraviglioso finale dove, vittima dell'inutilità della sua esistenza senza l'azienda, torna a chiedere il suo lavoro in nero per poi scoprire un enorme bunker con tutti i suoi ex colleghi che avevano fatto la stessa scelta.